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Il culto del "Principe degli Apostoli"
si ritiene essersi diffuso a Manduria sin dal primi tempi del Cristianesimo,
forse dal 44 D. C., quando la tradizione vuole che il Santo sia sbarcato
presso i lidi cittadini fermandosi anche nella città.
La chiesetta, al limite Nord-Occidentale della zona archeologica,
pure nei pressi della mura messapiche si compone di un vano superiore
cui corrisponde una cripta ipogea.
La struttura sotterranea, accessibile da una scala di gradini sembra
riutilizzare in parte una preesistente tomba a camera di epoca classica,
analogamente ai diversi esempi, nella stessa provincia di Taranto,
di riuso di tombe antiche trasformate, in periodo medievale, in luoghi
di culto "eremitici".
Nel caso di S. Pietro Mandurino sembrano deporre a favore la conformazione
dell'accesso, subito al termine del dromos con la scala e,pur mal
conservata, la decorazione a fasce rosse della volta della presumibile
tomba. Il primitivo monumento classico, in cui si sarebbe da ravvisare
l'unico esempio di tomba a camera componeva del dromos scalinato,
di un piccolo corridoio coperto a semibotte e di un vano quadrangolare
contrapposto.
Il corridoio fu ampliato
ad est ed ovest ai fini religiosi, trasformato in una cripta centrale
di schema bizantino; cappella e sacro bema spartiti, certamente, da
una iconostasi lignea, isolato, di fianco, a sud, il vano originario
della tomba classica.
I diversi ambienti della cripta presentano delle nicchie affrescate,
pesantemente ridipinte forse nel XIX secolo. Qualche pregio presente
una raffigurazione della Natività, ma senza coordinamento con
i soggetti iconografici restanti.
Occorrerebbero attenti restauri per offrire possibilmente qualche
contributo alla datazione più certa dell'ipogeo.
Uno studio mirato, sempre ai fini dell'acquisizione di una cronologia,
sarebbe necessario anche per la chiesetta superiore, quest'ultima
pur fatta restaurare nel 1724 dal Vescovo di Oria, monsignor Labanchi,
come testimonia l'iscrizione dipinta collocata sull'abside di fronte
all'ingresso
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