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Per fare spazio a questo edificio vennero cancellati i probabili resti
del precedente castello medievale. E, a giudicare dalla struttura, fu
necessaria una forza
lavoro impressionante all'uopo utilizzata evidentemente per più
anni di seguito. Comunque ne' risultò questa salda architettura,
utilizzata per lo più dal feudatario per le frequenti cacce nei
boschi di Manduria quando non era impegnato dalla vita di corte a Napoli,
semplice e al tempo stesso grandiosa. Il valido movimento è ricreato
in facciata da tre corpi avanzati (quello centrale col grande portale
d'accesso che ancora conserva la porta lignea), interrotti da quelli
intermedi che si arretrano, il sontuoso balcone sostenuto da possenti
mensoloni e arricchito della bella balaustra in ferro battuto che andrebbe
minimamente restaurata. I giganteschi cartigli degli "Imperiali"
ai lati. I gigli, il falcone, la corona marchesale. Quarantadue finestre
sui piani dell'edificio, quelle dell'ultimo più in alto, murate
e dotate di aperture ovoidali. Suscita un po' di bonaria invidia questo
palazzo, molti vorrebbero visitarlo, per curiosità del tenore
di vita che poté permettersi il feudatario. Bisogna però
accontentarsi di accedere ai locali del piano terreno, che accolgono
un istituto di credito e altri negozi e al cortile con la scenografica
scalinata, dove pure altri locali sono adibiti a ristorante e tavola
calda. E dire che si narra che Franceschiello di Borbone, in visita
in Terra d'Otranto, nel fare tappa a Casalnuovo in questo palazzo, lo
definisce migliore e più comodo della sua stessa reggia di Napoli. |